La Regione stanzia 120 mila euro sostenendo 7 candidature
Restucci: «Inebriamento positivo, ma servono progetti veri»
Il grande sogno Unesco «Non è solo prestigio ma traino all’economia»
Laura Berlinghieri / venezia In pieno inebriamento per l’investitura delle colline del Prosecco e di Padova Urbs Picta, il Veneto punta al riconoscimento Unesco delle sue bellezze.Nove i siti ora parte del “pantheon”, inseguiti ufficialmente da altri sette. E la Regione coccola i suoi gioielli, stanziando 120 mila euro per sostenere le sette candidature. Per traghettarle nell’Olimpo dell’Unesco: un riconoscimento che non è soltanto una medaglia, ma traino per l’economia, come spiega l’ex rettore dello Iuav Amerigo Restucci, attuale procuratore di San Marco e membro del consiglio direttivo del Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti Unesco.Professore, cosa significa per un sito diventare un sito Unesco?Prestigio, innanzitutto. Significa entrare in una lista mondiale di bellezze, in cui l’Italia primeggia. E, per questo, avere puntati su di sé gli occhi del mondo.E questo non è solo bellezza, ma anche economia…Lo spirito Unesco è fatto di cultura, società, economia. Qualche tempo fa, un professore dalla Columbia mi ha chiesto dell’orto botanico di Padova, promettendomi che lo avrebbe visitato alla prima occasione. Senza il riconoscimento Unesco, non sarebbe stato possibile. E poi c’è l’esempio eclatante di Matera, da città con le caverne trogloditiche a gioiello “Matera e i suoi sassi”.Come interpreta il susseguirsi di candidature, in Veneto?Con la nomina delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, in Veneto si è manifestata una forma di eccitazione collettiva. Ma per diventare sito Unesco bisogna presentare un dossier molto particolareggiato, che viene valutato con attenzione. Vedere l’approvazione di una candidatura non è assolutamente scontato. Il fatto che ci sia questo interesse, comunque, significa che è stata capita l’importanza.Il dossier viene valutato con attenzione e Unesco può anche ritirare la nomina…A Venezia, ancora prima della pandemia, era stato chiesto di ridurre la presenza dei visitatori e di gestire i flussi. Fa parte del desiderio di salvaguardare i luoghi importanti. Una volta che un sito riceve la nomina Unesco, deve esserci un piano di gestione affinché il luogo continui a meritare l’investitura.La revoca di una nomina può essere un rischio reale o è solo una minaccia?L’Unesco è sempre molto vigile e sbandiera l’idea di poter revocare le nomine. Minaccia che spaventa i siti Unesco, spingendoli ad aggiornarsi, mantenendo quanto promesso nei relativi dossier. Però è abbastanza difficile che una revoca si concretizzi effettivamente. Ci sono luoghi che devono la loro fama all’Unesco…Sì, la mappa dei siti è un intreccio tra luoghi storicamente importanti e altri che diventano tali dopo essere diventati siti Unesco. Perché la nomina è occasione per suscitare curiosità.E un’occasione per valorizzare il sito. Ci fa un esempio recente?Nel dossier di Conegliano sono previsti degli incontri nelle scuole per parlare della qualità del territorio. Tra le stesse colline del Trevigiano ci sono diverse stalle, ora abbandonate, legate a un vecchio modello di sviluppo, slegato dai vigneti di oggi. Per questo è allo studio l’idea di restaurare queste strutture, per ricavare al loro interno 2-3 stanze che possano accogliere i visitatori. Lo stesso è stato fatto nelle Langhe.I siti veneti che si sono candidati hanno possibilità concrete di diventare luoghi tutelati dall’Unesco?Ciascuno di questi ha sicuramente la possibilità di essere nominato sito Unesco. Ma, per ricevere un’investitura del genere, è necessario un grande lavoro. L’ubriacatura collettiva è apprezzabile, ma dobbiamo stare attenti a non cadere nel tranello contrario: la tutela Unesco non è meritata da qualsiasi luogo. Ma il fenomeno cui stiamo assistendo è apprezzabile, rivela che cittadini e politici locali hanno capito l’importanza dei siti Unesco.
Le mura di cittadella
Torri e torresini uniti in un percorso mirabile:
Dodici torri, sedici torresini e quattro porte d’accesso, con i secoli diventate veri e propri castelli. Si presentano così le mura di Cittadella, città fondata da Padova tra il 1220 e il 1221 come avamposto difensivo. Ora il Comune ne propone l’iscrizione tra i siti tutelati dall’Unesco e, per sostenere la candidatura, la Regione stanzia 10 mila euro, con l’obiettivo di «rafforzare il patrimonio naturale e culturale della città, attraverso la creazione di nuovi percorsi tematici, rievocazioni storiche, digitalizzazione e modernizzazione dei percorsi culturali». Far rivivere e far conoscere la Cittadella di un tempo, attraverso gli strumenti di oggi.