Un lifting durato un mese, niente male per un immobile che ha 200 anni. Sono terminati i lavori di pulizia e restauro della facciata dello storico Teatro Sociale nella stagione che ne celebra il bicentenario di fondazione. Non poteva non essere l’occasione per rimettersi a nuovo, dopo i lavori di sistemazione del pavimento al piano terra e al primo piano eseguiti a settembre. Sempre tra le iniziative per la festa dei 200 anni, da venerdì 9 a venerdì 15 dicembre, il Sociale sarà aperto dalle 10 alle 12 per visite guidate gratuite. Inoltre, per l’occasione, nella sala del Ridotto accanto alla mostra permanente di locandine storiche, è stata allestita un’esposizione con vari abiti di scena. Un’occasione per cittadellesi e non di conoscere meglio il gioiello architettonico su cui è stato scritto anche un libro che ne raccoglie in modo completo la storia, realizzato da Giancarlo Argolini e Luigi Sangiovanni. Un teatro che è in piena attività, una media di almeno due eventi a settimana, grazie a Comune, Pro Cittadella e alla sovrintendente Marirosa Andretta. Il Sociale fu progettato da Giacomo Bauto nel 1817 e venne portato a termine da Francesco Cibale. La facciata in stile neoclassico è di Giuseppe Jappelli, autore del caffè Pedrocchi. La struttura interna vede un atrio, una sala semicircolare con palcoscenico, tre ordini di palchetti, e una ex sala fumo sopra l’atrio. Splendidi gli affreschi della sala che raffigurano fiori, amorini e figure allegoriche e sono stati realizzati da Francesco Bagnara, scenografo e pittore, a cui si attribuisce anche la decorazione del teatro La Fenice di Venezia. Quando quest’ultimo venne distrutto da un incendio, gli esperti vennero ad osservare il lavoro eseguito nella città murata, considerato una sorta di preparazione a quello del celebre teatro veneziano. La particolare bellezza e il senso di continuità tra proscenio e platea spesso stupiscono anche i grandi attori che con la stagione di Prosa nazionale recitano al Sociale. La particolare bellezza artistica che lo contraddistingue, ha fatto prendere al teatro il soprannome di “piccola bomboniera”.